"…. Nell'analisi della pittura di Piero Ardenghi elemento fondamentale è la volontà di conferire all'insieme dell'espressione l'impronta sostenuta e dinamica della massa plastica. Essa è identificata dal colore ed in primo luogo dalla sua pregnanza fìsica, l'orchestrazione interpretativa di equilibrio formale segue un orientamento costruttivo che si alterna e si innesta in nuclei figurativi (seppur di estrema sintesi), oppure procede verso risoluzioni di gusto astratto; tuttavia al di là delle effettive testimonianze visive, il linguaggio dell'artista mantiene la sua unità, la sua coerenza, sino al punto di qualificarsi come organica "cifra" di stile, personale ed acclarata. Ardenghi, pertanto, perviene ad una particolare e libera articolazione della forma, conseguenza dell'energica sintesi segnica a cui è sottoposta la figura. In questo senso l'espressione pittorica deve la sua forza al raffinato lavoro di ricerca delle "masse di colore" che egli sostiene con lucida introspezione. Per questo i suoi lavori non hanno nulla della tradizionale veduta, ma sollecitano con efficacia la diretta partecipazione dell'osservatore; da queste considerazioni emerge chiaramente il carattere non formalista "del suo linguaggio" il suo pronuncaiamento contro ogni forma di seducente pittoricismo. La sua pittura è aspra, intensa, affidata alla sorprendente mutevolezza del colore e ad un "agitato" ritmo rivelatore di un tenace e robusto telaio pittorico, che sostiene e guida le sue composizioni nel brutale ed al tempo stesso ordito sviluppo. Reale e fantastico interagiscono nelle sue energiche atmosfere in cui i volumi assumono lo slancio di piani luminosi e vibranti in una dimensione che accoglie il simultaneo svolgersi dell'emozione, prima sotto la mano dell'artista poi sotto l'occhio dell'osservatore. L'espressività di Ardenghi è nuda, priva di ingenuità o intellettualismi, egli è pienamente consapevole del ruolo della pittura nel gioco della vita, evidenzia anche un temperamento artistico di profonda intuizione pittorica, capace di porsi oltre inutili schematismi, cercando momenti di vivo e coinvolgente confronto foriero di quella meravigliosa emozione ovunque
si trovi.
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Vittorio Notarangelo
(La Gazzetta dell'Arte - Bologna)